LA RIFORMA DEL PATTO DI STABILITÀ EUROPEO
A settembre si discuterà su questo argomento: ché sarà un vero banco di prova per il nostro governo.
Perché sulla sua riforma si misurerà il taglio che Giorgia Meloni seguirà nella politica economica europea.
Non è difficile prevedere che sarà in linea con quella del suo predecessore Draghi.
L’unico, per dirla tutta la verità, che tentò di sparigliare la continuità e le alleanze internazionali dell’Italia fu Conte: che guardava ai cinesi. O no?
Bisogna pur evidenziarlo il rischio che il Belpaese ha corso quella buona volta.
Questa è la verità: prima con il silenzio della LegaSalvini (governo gialloverde) e poi con la complicità del PD (governo giallorosso).
Ricordiamole una buona volta queste cose e il cuore di quella politica estera che ci stava isolando dal mondo occidentale.
Altro che Meloni e fascismo!
Comunque il Patto di Stabilità sarà riformato. Come?
Qui si contrapporranno -al solito- Germania e Francia.
I teutonici convinti che quella costruzione economica debba generare sempre forme di automatismo punitivo: non rispetti quei numeri e quelle sanzioni ti impone la CE per riportarti dentro i valori decisi.
I transalpini invece partono da un opposto presupposto: il Patto deve garantire, prima di tutto, la prosperità economica dei Paesi sottoscrittori e quindi è controproducente ogni forma di rigidità.
In mezzo l’Italia, che ha il problema più grande di tutti e quindi non può assumere posizione né da una parte né dall’altra.
Ma vorrebbe un capitolo dedicato agli investimenti: come classificare la tipologia di quelle spese? In particolare di quelle per la tutela ambientale?
“Abbiamo già visto i danni che una politica rigorista assoluta della BCE ha provocato ovunque”, dice il Commissario Paolo Gentiloni.
Comunque una certezza ce l’abbiamo già: da settembre sarà sospeso il rialzo dei tassi di interesse.
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