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È fatta.

 

Ora si ritrova a gracchiare come il corvo una sinistra che invoca a gran voce il referendum, quasi che il “soccorso rosso” possa essere lo strumento che Marco Pannella cavalcò per primo…una vita fa.

 

E referendum sia, anche se esso potrebbe buttare all’aria la seconda ipotesi di rinnovamento della politica che, dopo il sistema maggioritario, si sta facendo largo.

 

Già, perché a guardar bene, questa Repubblica due strade ha sinora percorso:

la proporzionale e la quasi maggioritaria.

 

Ora Giorgia Meloni e la sua maggioranza ne stanno ipotizzando una terza: quella del cosiddetto “premierato”, vale a dire la indicazione nella scheda del PdC e della relativa maggioranza che lo sosterrà per un lustro.

 

Il Parlamento si presenterà diviso sulla approvazione della norma, con una opposizione che ormai sa solo compattarsi sui “NO”.

 

Salvo poi ricorrere al “soccorso rosso” che ormai è diventato il referendum: non più propositivo, ma abrogativo.

 

La norma approvata è semplicissima.

 

Temevamo potesse turbare i delicati equilibri costituzionali (si insiste a credere a questa vera favoletta, visto il pratico straripamento del potere giudiziario), ma non sarà affatto così.

 

Semplicemente ci si premurerà di dare al popolo un potere in più, non vanificando il suo voto con compromessi, inguacchi e aggiustamenti che sono stati, in pratica, l’humus di cui alcuni si sono sempre nutriti.

 

Nella Prima Repubblica i “compromessi storici”, nella Seconda i “governi tecnici”.

 

Due premesse sempre orientate a portare il PCI-PDS-PD al governo: nonostante il popolo italiano non lo volesse al momento del voto. Tranne le parentesi ULIVISTE di Prodi (guarda caso un non comunista).

 

La proposta finale di premierato, lo si deve riconoscere, è profondamente diversa da quella che il Consiglio dei Ministri aveva originariamente ventilato ma il senso di marcia è pur sempre rimasto quello.

 

Far sì che l’elettore indichi chiaramente il futuro premier e la sua maggioranza di governo: blindandoli da ogni tentazione diversa. Una terza pietra miliare nella nostra democrazia rappresentativa.

 

La sinistra (depurata da Matteo Renzi, attento a cogliere la novità) invocherá il referendum abrogativo…

 

Strano destino quello di una coalizione che si compatta solo sui no ai cambiamenti e che finisce per sguazzare solo nelle nebulose e fangose paludi della confusione.

 

Più la guardiamo -questa sinistra- e più ci rendiamo conto della sua pochezz

a di idee.

 

 

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