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È da circa una settimana che gli addetti ai lavori si stanno spezzando le reni, anche con le gambe ammollo, per tutta una serie di piccole operazioni che -prese tutte insieme- contribuiscono a una operazione spettacolare e poco considerata.

 

Quella di invertire la direzione del flusso del grande canale emiliano-romagnolo: che fa defluire l’acqua dai campi verso i fiumi eppoi verso il mare aperto.

 

Allentando la pressione pure dalla città di Ravenna chè è la più esposta.

 

È la prima volta che questa operazione viene fatta in 60 di vita del canale.

 

Ideato, progettato e costruito per scopi tutt’affatto inversi, ma utilizzabile anche in emergenze quali l’attuale.

 

Un grande canalone venne scavato tra gli anni ’60 e ’70.

 

Che consente una operazione di grande delicatezza, perché si deve ponderare al millimetro il livello dell’acqua dei fiumi collegati: il tutto viene fatto grazie a un sistema di paratoie che devono essere azionate a mano in condizioni tutt’affatto che agevoli.

 

È l’attività di tanti sconosciuti che ha contribuito a salvare l’immenso patrimonio storico e monumentale di una città come Ravenna.

 

Eroi di cui non si

accorge nessuno.

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