Spread the love

Non c’è più la classe operaia. O c’è ancora?

 

Ma, qualora essa ancora sopravvivesse, non apparirebbe più emarginata, ostacolata o sfruttata brutalmente, dal trinariciuto datore di lavoro: come pure, nella maggior parte dei casi, accadeva nei secoli scorsi.

 

Questa si trova perlopiù occupata in multinazionali; grandi gruppi privati; o aziende di Stato privatizzate per finta e pure -nelle dimensioni aziendali piccole o medie- il “padrone” è spesso colui che rischia la vita con i propri stipendiati.

 

A questa prima, generale, caratteristica ne aggiungiamo subito una seconda, da non sottovalutarsi affatto.

 

Quella dell’operaio sposato, o convivente, con un’altra persona, occupata anch’essa.

 

Così in buona sostanza l’insieme di due percettori di buste paga mensili cumulano una redditività tipica da ceto medio.

 

Vogliamo significare che in Italia, in tanti casi, si va sempre più affermando una condizione che attribuisce solo alla disoccupazione il carattere di emergenza sociale primaria.

 

Pure lo scontro rivoluzionario che Karl Marx immaginò un secolo e mezzo fa è radicalmente mutato nelle proprie caratteristiche basilari per l’intero mondo del lavoro.

 

Va cambiando pure “l’armocromia” dello scontro politico: disputato su di un ring maggioritario, tutt’affatto diverso dalle scomposizioni-ricomposizioni imperanti quando pure vigeva appieno il sistema proporzionale. E dove pure le opzioni di scelta per l’elettore erano radicalmente alternative.

 

Oggi invece transitano, per l’Italia, in una sorta di …mulattiera forzata, tutta una sorta di parlamentari -in formato zombie meccanici- chè premono il bottone come ordina il Capo Unico.

 

Uomo o donna che sia.

 

Così ad una Legislatura (la XVIII) dominata dal “rosso” M5S se ne alterna una opposta (la XIX) condotta dalla “nera” Meloni.

 

O di qua, o di là, insomma.

 

Si fa un castello di carte e lo si butta giù, poi se ne rifà un un’altro e lo si ributta giù…

e via discorrendo.

 

Si vorrebbe anche modificare di tale giusa persino

la Costituzione.

(continua)

287

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *