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Nei prossimi 5 anni potrebbero essere volatilizzati ben 15 milioni di posti di lavoro.

 

A lanciare l’allarme è stato il World Economic Forum, che ha chiesto a ben 407 aziende che occupano all’incirca 12 milioni di dipendenti che cosa ne pensino delle politiche sul lavoro e sulla occupazione.

 

Nei prossimi 4,5 anni -si è stimato- ben un quarto (25%) dei posti di lavoro sarà a rischio, dovendo adattarsi a tutta una serie di evoluzioni: energetiche, digitali e di trasformazioni logistiche.

 

Così si dissolveranno tutta una serie di mestieri obsoleti ma emergeranno pure delle nuove professionalità.

 

Fatti due conti: scompariranno ben 83 milioni di vecchi lavori, a fronte di 69 milioni di impieghi novativi.

 

Ma l’apparenza di professionalità nuove ed emergenti in realtà nasconde il vero rallentamento che l’economia globale subirà.

 

Le imprese prevedono che la intelligenza artificiale creerà nuovi posti di lavoro, però essa comporterà -per la diversa gestione delle macchine- l’emersione di richieste professionali del tutto novative di specifiche professionalità: che le stesse aziende lamentano di non possedere proprio.

 

Saranno quei Paesi che per primi sapranno rispondere alle nuove emergenze formative che potranno sfruttare appieno i vantaggi occupazionali che si vanno -ormai in modo imperioso- approssimando.

 

Sarà proprio l’attività di riqualificazione professionale la più grande emergenza economica futura per i Paesi occidentali.

 

Di questo dovrebbero occuparsi i governi nazionale, quelli regionali e i sindacati.

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