O Roma…o Orte (3)

Era l’ottobre del 2020 quando scrivemmo le prime due puntate di questa novella di spessore politico: la prima rivolta alla sinistra politica italiana, la seconda alla destra.
Perché -per vúlgata collettiva- il Comune laziale viene sempre posto quale ironica alternativa alla conquista della Capitale.
Giorgia Meloni invece è riuscita (ecco la terza puntata) nella solitaria avventura di sintonizzare tutti e due questi segni in occasione delle recenti elezioni regionali del Lazio.
Nel senso che la Capitale (solitamente spostata più a sinistra della cittadina) ha visto prevalere Francesco Rocca -con il 45,92% dei voti- sul rivale Alessio Amato (39,83%).
Un andamento del tutto sintonico col medio Comune laziale (Rocca al 57,53%, Amato al 30,85 ).
Riassunto regionale finale: Rocca, con il 53,88% (934.604) dei voti ha battuto Amato al 33,50% (581.031).
È sorprendente quanto queste elezioni si siano sincronizzate con l’umore nazionale, anche perché la profonda crisi di spessore esiziale a sinistra ha abbondantemente fertilizzato un fenomeno astensionistico: attestato al 33,1%.
Dettagliamo meglio la situazione.
Solo all’interno della ZTL e in alcuni Municipi “in” c’e’ stata più alta affluenza, mentre le periferie (che già si erano abbandonate al fenomeno M5S) hanno, sconsolatamente arrabbiate, abbandonato il ring della sfida: perchè i grandi amori generano le grandi delusioni.
Un senso di …”sbaraccamento”…era già in atto da tempo: deserte le sezioni ex comuniste ad esempio e hanno chiuso le saracinesche pure tanti circoli sociali, ché stanno segnando il passo.
La crisi dei circoli PD ne è il tipico esempio: dove una volta partecipavano alle votazioni interne 3-400 votanti, ora -a stento- “abbiamo raggiunto il centinaio”, narra un anziano capobastone PD.
Quello che può dirsi, in conclusione, è che tutto ciò è il prodotto di un senso civico sempre più prossimo al numero “0”.
Ma, comunque, ci deve essere sempre qualcuno che si prenda l’incombenza di governare.
Senza fiori e senza illusioni.
