LA FU-OPPOSIZIONE DI FRONTE AI NUMERI DEL BILANCIO 2023

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Le promesse della campagna elettorale si vanno restringendo.

Anche perché il governo Meloni è messo di fronte alla realtà di numeri impietosi: se tutto il nuovo deficit (21,2 miliardi) sarà usato per fronteggiare il caro bollette, si potrà aggiungere ad esso solo un monte di impegni di spesa per ulteriori 14. Punto. Totale: 35,2.
E il listino da pagare per la “flat-tax” ,  per “Quota 103” e per il “pacchetto famiglia”: chè potrebbero essere dei rívoli già secchi fin dalla nascita?
Un po’ di liquido ristoratore dovrebbe pure bagnarli.  Ma come?
La platea dei donatori è variegata ed essa, in primo luogo, comprende i pensionati (dai 2.100 € lordi in su); le Società energetiche e i percettori del reddito di cittadinanza.
Nella lista delle risorse da emungere, perciò, le pensioni sarebbero una fonte ristoratrice utile.
Nella tabella che abbiamo presentato fin da ieri sono indicate le prospettive di rivalutazione da effettuarsi in presenza di un aumento del costo della vita che viaggia ben al di sopra del 7% medio annuo.
Cambierà ancora il metodo di calcolo delle stesse: abbandonando gli scaglioni di Prodi per passare al ripristino del sistema Draghi.
Questo servirà al governo Meloni per recuperare 2,1 miliardi: per finanziare -in piccola parte- la manovra descritta in premessa.
Detto in parole più povere: per tutte le pensioni di importo fino a 4 volte il minimo (cioè 2.100 € lordi, ndr) non ci sarà alcuna diminuzione di valore mantenendo tutta la potenzialità di spesa attuale.
A partire da quella cifra invece ci saranno progressive… rósicáte… in termini reali: conteggiate per valore complessivo, non già calibrate scaglione per scaglione come avviene per il calcolo IRPEF.
Il denaro che verrà così risparmiato servirà per ristorare parzialmente le promesse fatte.
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