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Sarà stato Presidente del Consiglio per più di 1000 giorni; sarà stato poi assoldato mercenario per condurre l’incosciente compagnia dei giovani sfasciacarrozze M5S (posto che il comico aveva ben altro da fare, ndr), fatto sta… che Giuseppe Conte (“Cìúseppi” in questa nota, ndr) é rimasto niente di più che l’isterico dilettante del tutto casualmente sbarcato sul pianeta “politica”.

 

Ben altro stampo da quello che ha invece avuto #gigginoóbibbitaro (lui invece proveniente dagli spalti del S. Paolo), che -almeno- umilmente è andato a scuola: non solo di buone maniere ma anche di politica istituzionale vera.

 

Il fatto che “Cìúseppi” non abbia ancora maturato della cultura civica e istituzionale lo dimostra il suo assurdo bordeggiare tra i maròsi del puro qualunquismo e della opposizione in stile meloniano, un colpo al cerchio e uno alla botte: sempre con il bróncio ben palesato.

Almeno una volta, con il capello tinto e laccato, un sorriso lo mostrava pure. Ora non più.

 

Perché il no (meglio se imbronciato) premia nei sondaggi.

 

La logica del tanto peggio tanto meglio arràpa assai il popolo del maggioritario, quello che fa del… “non si faranno prigionieri” il quid della propria alta cultura politica.

 

Così, trasmesso a piene mani dalle tv, il pessimismo dilaga e Draghi fatica le proverbiali quattro camicie per farci dare ancora un po’ di credito in Europa e nel mondo intero.

 

Perché ormai l’Italia non vale più nulla in quanto a creatrice di sogni.

 

Però quello che Cìúseppi non pondera affatto è che pure il fronte del “no” si tripartisce equamente: un terzo sono di destra, un terzo di sinistra e un terzo di obiettori “a prescindere”.

 

Per cui non è affatto automatico che un “no” destrorso diventi un voto di là acquisito.

 

Diciamo che anche il “no” segue la logica bipolare.

 

Perché un negazionista di destra non voterà mai Conte, così come un oppositore di sinistra non darà mai il suo voto a Giorgia.

 

Con buona pace delle  intuizioni del condottiero Cìúseppi l’Irpino.

 

 

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