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La Commissione europea sarebbe disponibile a rinnovare tutti i patti di stabilità e crescita, Stato per Stato.

 

Recependo i contenuti del confronto che si è tenuto tra i propri membri, ha già abbozzato alcune ipotesi lavoro che potrebbero applicarsi alla totale generalità degli Stati debitori.

 

Il primo (più importante per noi italiani, ndr) atterrebbe una nuova architettura complessiva per quanto riguarda i debiti sovrani, fondata sulla sostenibilità delle esposizioni.

Gli accordi di rientro verrebbero rimodulati: tenendo conto di tutta le ricchezza del patrimonio pubblico posseduto.

Consentendo -di conseguenza- anche dei periodi più ampi per i ritorni e a tassi di interesse inferiori.

Questa sarebbe una ottima soluzione per noi: ché deteniamo un grande patrimonio (oro, immobili pubblici e monumentali, etc. etc). Nel podio dei più alti al mondo.

 

Il secondo parametro dovrebbe essere quello di controllare quante e quali riforme strutturali ogni Paese riesca a completare, in modo tale da poter convertire -su scala quinquennale- l’assetto della spesa, da ricorrente in investimenti.

 

Il terzo parametro potrebbe essere quello, infine, attraverso il costante dialogo con la CE, di come poter riformulare i propri impegni: se possibile cadenzando la ricorrenza automatica degli stessi.

 

Una serie di passaggi che ci fanno ben sperare e che ci fanno capire come, nelle scadenze PNRR, quelle su cui concentrarsi maggiormente siano gli aspetti normativi e di riforma, che non quelli di spesa e/o di investimento.

 

Perché la CE vorrebbe che il nostro Paese cambiasse pelle del tutto assumendo un ruolo più consono al suo valore reale.

Un salto di qualità notevole.

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